Welfare di comunità
Dal 2018 la Fondazione Piccola Fraternità ha iniziato a sviluppare progetti di welfare di comunità.
Cos’è il welfare di comunità?
Dal 2010 circa soggetti esterni al perimetro pubblico e provenienti dalla sfera del mercato, delle associazioni intermedie e della famiglia (reti familiari e amicali) hanno iniziato ad occuparsi di welfare. Nei tempi più recenti, a questi soggetti si sono aggiunti i cittadini. Collettivamente si riesce a procurare beni e servizi che da soli non saremmo in grado di permetterci o che ci costerebbero di più. Inoltre si tratta di beni e servizi che il welfare statale non riesce più a offrire a causa dei tagli alla spesa pubblica, o non è mai riuscito ad offrirci, imbrigliato dalle logiche del voto.
Il vantaggio del welfare “dal basso” è infatti di essere prossimo agli individui e quindi meglio adattabile alle loro esigenze.
Le pratiche di welfare di comunità determinano un cambiamento nel rapporto tra destinatari delle politiche sociali, decisori politici e fornitori di servizi. La crescente domanda di processi democratici nella costruzione di un nuovo welfare inclusivo che nasca “dal basso” si traduce infatti nella necessità di avviare un processo di co-produzione attraverso la partecipazione dei cittadini nella costruzione di servizi di pubblica utilità. Da cui si sviluppa l’idea di beni di comunità, quindi beni in grado di recuperare il senso comunitario della protezione sociale, essendo la logica del welfare definita proprio nell’offrire supporto a condizioni di fragilità individuale attraverso una mediazione collettiva (Gherardi e Magatti 2014).
La Piccola Fraternità ha partecipato e partecipa in modo attivo a due esperienze di welfare comunitario: WelfCare e Abbracci.
Ha attivato il Progetto Noi & Al per sostenere i malati di Alzheimer ed i loro familiari.
Da qualche anno pubblica il Bilancio Sociale e il Valore Aggiunto Sociale per raccontare e rendere conto delle scelte, delle attività, dei risultati e dell’impiego di risorse.